Nel carcere di Secondigliano si contano i danni e cresce la preoccupazione dopo le ultime devastazioni che hanno provocato momenti di alta tensione all’interno della struttura penitenziaria. Cinque agenti della Polizia Penitenziaria sono rimasti contusi e feriti a causa delle violenze di un detenuto. È stata definita una giornata infernale da Raffaele Munno e Donato Vaia, segretari del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, i quali hanno sottolineato come la situazione non sia degenerata ulteriormente solo grazie alla professionalità e al coraggio dei poliziotti in servizio, che hanno pagato un alto prezzo per la loro abnegazione. Cinque agenti sono finiti in ospedale, due di loro con fratture al mignolo e al dito medio, con prognosi superiori ai venti giorni. Il detenuto, con evidenti problemi psichiatrici, si era barricato nell’infermeria del Reparto T1 rifiutandosi di tornare nella sua cella, scatenando un momento di grande difficoltà per tutto il personale. I segretari del sindacato esprimono forte preoccupazione per questo ennesimo grave evento critico avvenuto in un carcere campano, rinnovando comunque il plauso al personale di Secondigliano per la fermezza e la professionalità dimostrate nel gestire la situazione.
Secondo i rappresentanti sindacali, però, non si può continuare a restare inerti di fronte a episodi che si ripetono con frequenza preoccupante senza che vengano prese iniziative concrete a favore delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha espresso sconcerto per quanto avvenuto, rivolgendosi direttamente al sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, riconoscendo gli sforzi fatti dal Governo sia in termini di assunzioni che di modifiche normative a favore dell’operatività dei baschi azzurri, ma chiedendo interventi decisi per punire i responsabili di violenze all’interno delle carceri. Capece ha ribadito che chi aggredisce un appartenente alle forze di polizia nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali aggredisce non solo la persona fisica ma attacca lo Stato, aggiungendo che la risposta deve essere ferma per impedire fenomeni di emulazione.
Il segretario generale del Sappe ha poi proposto l’espulsione immediata per i detenuti stranieri responsabili di aggressioni, affinché scontino la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, mentre per i detenuti italiani ha suggerito di far loro scontare la pena in isole come Pianosa o l’Asinara, riaprendo eventualmente questi istituti penitenziari. Per i casi di detenuti con problemi psichiatrici, come avvenuto a Secondigliano, Capece ha chiesto la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari, ritenendo la situazione ormai insostenibile. Da tempo il Sappe chiede l’espulsione di circa un terzo dei detenuti presenti nelle carceri italiane, ossia quelli stranieri, e la creazione di strutture adeguate per i reclusi con gravi disturbi psichiatrici, sempre più numerosi nei circuiti detentivi ordinari.
Capece ha infine richiamato le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che qualche giorno fa aveva sottolineato l’importanza di un sistema carcerario dotato delle risorse umane e finanziarie necessarie per assicurare a ogni detenuto un trattamento e un regime di custodia basati su valutazioni attuali, con obiettivi rivolti al futuro. Un richiamo alla necessità di rispettare i valori della Costituzione e la dignità del lavoro svolto dagli agenti della Polizia Penitenziaria, senza dimenticare i caduti del Corpo, vittime del terrorismo e della criminalità, ricordati sempre con profonda commozione. L’episodio di venerdì scorso a Secondigliano riaccende dunque i riflettori sulle difficoltà del sistema penitenziario campano e italiano, dove la carenza di personale, di strutture adeguate e di interventi mirati rischia di compromettere la sicurezza e la dignità di chi vi lavora e di chi vi sconta la pena.
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