A pochi giorni dall’avvio dei lavori programmati per il rifacimento dei binari sulla tratta Piscinola–Colli Aminei della metropolitana Linea 1, l’azienda di trasporto pubblico napoletano si ritrova a fare i conti con un’emergenza del tutto prevedibile e, per questo, ancora più difficile da accettare: la mancanza di almeno trecento conducenti di autobus necessari per garantire il funzionamento delle navette sostitutive. Il cantiere aprirà ufficialmente il 23 giugno e durerà per tutta l’estate, comportando la sospensione del servizio ferroviario su una delle tratte più trafficate dell’intera rete metropolitana cittadina. Tre stazioni verranno chiuse – Piscinola, Chiaiano e Frullone – e il carico quotidiano stimato è di oltre 12.000 passaggi, numeri che sollevano non pochi interrogativi sulla reale capacità dell’ANM di assicurare un servizio alternativo all’altezza.
La preoccupazione è forte non solo tra gli utenti, ma anche all’interno del comparto sindacale, che lamenta una gestione opaca e priva di un reale coinvolgimento delle organizzazioni di categoria. L’Usb ha espresso chiaramente la propria insoddisfazione per l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte dell’azienda, nonostante manchino ormai meno di venti giorni all’avvio del cantiere. La chiusura delle tre stazioni coinvolge anche la stazione di Piscinola, nodo fondamentale di interscambio tra la Linea 1 e la linea EAV per Aversa, snodo nevralgico per i collegamenti tra Napoli e i comuni dell’area nord.
Durante i mesi estivi, l’azienda di trasporto registra fisiologicamente una riduzione dell’organico del 30%, dovuta alle ferie programmate. In questo scenario, aggravato dalla perdita di diversi autisti interinali passati all’Air Campania, diventa cruciale intervenire con urgenza per reperire nuovo personale. Due le soluzioni ipotizzate: attingere al bacino delle agenzie interinali – l’ANM collabora già con la società e-Work – oppure procedere allo scorrimento delle graduatorie vigenti, con possibilità di assunzioni a tempo determinato o indeterminato. Tuttavia, allo stato attuale, si tratta solo di ipotesi, in quanto non risultano ancora convocazioni formali dei sindacati da parte della dirigenza aziendale.
I lavoratori chiedono chiarezza. Secondo quanto riportato da Adolfo Vallini, rappresentante dell’Usb, è urgente che l’azienda definisca un piano operativo concreto, non solo per quanto riguarda la sostituzione del servizio su ferro con autobus, ma anche per garantire un trattamento equo e sicuro ai lavoratori coinvolti. Le richieste comprendono l’assunzione immediata di nuovi operatori d’esercizio, incentivi giornalieri per i dipendenti impiegati in condizioni più gravose, e soprattutto una pianificazione seria ed efficace che tenga conto dei volumi di traffico abituali dell’area.
Particolare attenzione viene richiesta anche sul piano della sicurezza. L’ipotesi che l’ANM possa affidarsi esclusivamente alle guardie giurate per presidiare le stazioni chiuse solleva molte perplessità. Il personale di vigilanza, infatti, non è abilitato a gestire eventuali emergenze come incendi negli impianti tecnici, né ha ricevuto una formazione specifica per operare in contesti complessi come quelli delle stazioni metropolitane. Secondo i rappresentanti sindacali, si tratta di una scelta potenzialmente pericolosa, che espone sia gli operatori che i cittadini a rischi evitabili, specialmente in un periodo in cui gli impianti (scale mobili, ascensori) saranno fuori servizio.
A sollevare la questione anche sul piano politico sono intervenuti i consiglieri comunali di Forza Italia Salvatore Guangi e Iris Savastano, che hanno definito la decisione dell’ANM “incomprensibile” e “profondamente sbagliata”. Le critiche si concentrano sull’impatto che la chiusura delle tre stazioni potrebbe avere sulla vivibilità della zona nord di Napoli durante i mesi più caldi dell’anno. La richiesta avanzata dai consiglieri è quella di effettuare i test e gli interventi di manutenzione esclusivamente in orario notturno, evitando così una chiusura totale che rischia di isolare un’intera porzione di città.
Secondo Guangi e Savastano, non è accettabile che provvedimenti così impattanti vengano assunti senza un passaggio obbligato in consiglio comunale. Una città che afferma di voler tutelare le periferie, osservano, non può poi permettere che siano proprio queste ultime a pagare sempre il prezzo più alto in termini di accessibilità e servizi. I consiglieri annunciano un’interrogazione urgente all’amministrazione comunale per chiedere il ritiro della decisione e l’immediata convocazione di un tavolo di confronto.
Il rischio, altrimenti, è quello di assistere all’ennesimo paradosso partenopeo: da un lato si riempiono convegni e dichiarazioni d’intenti sull’importanza della mobilità sostenibile e della centralità delle periferie; dall’altro, si chiude per tre mesi una tratta cruciale della metropolitana senza un piano strutturato e trasparente per la gestione dell’emergenza. La periferia nord, ancora una volta, si ritrova a dover fare i conti con decisioni calate dall’alto e poco aderenti alla realtà vissuta ogni giorno da lavoratori, studenti, anziani e famiglie.
Resta quindi il nodo fondamentale della comunicazione e del coinvolgimento. Senza un dialogo costruttivo tra azienda, lavoratori e istituzioni, l’intera operazione rischia di tramutarsi in un boomerang politico e sociale. Ed è proprio questo il punto su cui insiste anche l’Usb: perché, se davvero era noto da tempo che sarebbe stata necessaria una lunga interruzione per rifare i binari, non si è agito per tempo per predisporre un piano dettagliato e condiviso? A oggi, l’unica certezza è che si naviga a vista, mentre la scadenza del 23 giugno si avvicina e i margini di manovra si riducono sempre di più.