Scampia si ritrova al centro delle cronache per un episodio che ha dell’incredibile, e che sta facendo il giro dei social in queste ore con video e immagini che testimoniano un vero e proprio assalto alle strade del quartiere. Decine e decine di scooter, motociclette e automobili hanno invaso piazza Ciro Esposito e le vie limitrofe, dando vita a caroselli sfrenati, acrobazie pericolose e corse improvvisate che hanno completamente paralizzato l’area. Le immagini parlano chiaro: giovani in impennata su due ruote, veicoli che sfrecciano a tutta velocità, persone che si fanno trasportare sul cofano delle auto come se si trattasse di una scena da film, e tutto questo in un contesto urbano reale, vissuto, abitato. Un contesto dove vivono famiglie, anziani, bambini. Un quartiere che si è trovato ostaggio di una follia collettiva, durata ore, senza alcun tipo di intervento da parte delle forze dell’ordine.
L’evento non è nato dal nulla. Si è trattato di un raduno, annunciato e promosso attraverso i social, con l’intento di lanciare il nuovo album di un rapper locale. Un’artista noto nella scena rap napoletana che ha scelto, senza autorizzazioni e senza alcuna organizzazione ufficiale, di scendere in strada con i propri fan, invitandoli apertamente a portare con sé scooter, auto e voglia di "fare casino". Un’iniziativa che avrebbe dovuto rappresentare un momento di festa e celebrazione, ma che si è trasformata nell’ennesima dimostrazione di come l’illegalità, quando non viene fermata, si trasforma in modello da imitare. Le immagini diffuse mostrano un vero e proprio corteo non autorizzato, con giovani che si sentivano padroni della strada, liberi di agire indisturbati, privi di timore per conseguenze o controlli.
A destare ulteriore sconcerto è la posizione assunta dallo stesso rapper, che ha dichiarato pubblicamente di aver chiesto i permessi per l’evento, ma di aver ricevuto un diniego. Di fronte al no delle autorità, ha scelto comunque di portare avanti l’iniziativa, “improvvisando” il raduno e chiamando a raccolta decine e decine di giovani attraverso un post social. In un messaggio indirizzato al deputato Francesco Emilio Borrelli, l’artista si difende affermando: “Non abbiamo fatto male a nessuno. Volevamo solo far parlare dell’album. Non ho nulla di cui scusarmi”. Parole che sembrano ignorare il disagio arrecato ai residenti, la pericolosità delle manovre eseguite in spazi pubblici, e soprattutto l’illegalità dell’iniziativa stessa. Le dichiarazioni hanno sollevato una nuova ondata di indignazione da parte dei cittadini del quartiere, molti dei quali si sono rivolti proprio al deputato Borrelli per chiedere interventi immediati e chiarimenti su quanto accaduto.
Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha commentato duramente la vicenda, parlando di “celebrazione dell’arroganza e del libero arbitrio”. In un’intervista, ha dichiarato di essere sconcertato dal fatto che qualcuno possa così spudoratamente ignorare le regole e sentirsi pure dalla parte della ragione. Parole forti, che descrivono l’evento come una vera e propria “calata di cavallette osannanti il proprio idolo”, in grado di bloccare un intero quartiere senza che nessuno intervenisse. Il deputato ha poi puntato il dito contro l’assenza di reazioni da parte delle autorità competenti: com’è possibile, si chiede, che un evento annunciato pubblicamente e per il quale erano stati negati i permessi, abbia potuto svolgersi indisturbato, nel silenzio e nell’immobilismo generale?
La vicenda, al di là dell’episodio singolo, pone interrogativi più profondi sulla gestione della sicurezza urbana e sulla percezione dell’impunità che sempre più spesso accompagna questi fenomeni. Giovani che si sentono legittimati a infrangere le regole in nome della notorietà, convinti che basti l’alibi dell’arte o della promozione personale per giustificare comportamenti che mettono a rischio l’incolumità pubblica. E, soprattutto, un sistema che sembra incapace di rispondere in modo tempestivo ed efficace, lasciando che la realtà venga dettata da chi alza di più la voce o accende prima la telecamera dello smartphone. Un episodio che dovrebbe far riflettere chi amministra la città, chi ha responsabilità di governo, e anche chi forma l’opinione pubblica. Perché se oggi è accaduto a Scampia, domani potrebbe succedere altrove, e a ogni replica il segnale che si manda è che tutto è possibile, purché si abbia una community abbastanza ampia e rumorosa sui social.
Le indagini sono attualmente in corso e ci si attende che vengano presi provvedimenti seri, come richiesto dallo stesso Borrelli. La speranza è che da questo episodio nasca una presa di coscienza più ampia, che coinvolga non solo le istituzioni ma anche gli stessi cittadini, affinché non si resti in silenzio di fronte a questi atti di prepotenza urbana mascherati da espressione artistica. Scampia merita rispetto, sicurezza, dignità. E merita che le sue strade non vengano trasformate in piste da corsa da chi vuole semplicemente farsi pubblicità a spese del vivere civile.