Dal 19 gennaio al 1° marzo 2026 l’aeroporto internazionale di Napoli-Capodichino sarà ufficialmente chiuso al traffico aereo. Un evento eccezionale, ma inevitabile, che segnerà un momento importante per tutta la città di Napoli e in particolare per i quartieri limitrofi come Secondigliano, Miano, San Pietro a Patierno, Capodichino stesso, fino a toccare le dinamiche sociali, economiche e logistiche dell’intera area nord della città. Il motivo della chiusura è legato a un’opera fondamentale di manutenzione ordinaria: il rifacimento completo dell’asfalto della pista di volo, la RWY06/24, che con i suoi 2.648 metri di lunghezza e 45 metri di larghezza rappresenta l’unico punto di decollo e atterraggio per centinaia di voli quotidiani. I lavori fanno parte del piano quadriennale 2023-2026 e costeranno circa 20 milioni di euro.
La decisione, comunicata da Gesac, la società che gestisce lo scalo partenopeo, è stata calibrata per avvenire nel periodo di minor traffico aereo dell’anno, in modo da ridurre al minimo i disagi. Ma nonostante questa accortezza, le conseguenze – sia positive che negative – non mancheranno. Per un mese e mezzo, Napoli sarà priva del suo principale snodo aereo. Un cambiamento che, volenti o nolenti, impatterà sull’economia locale, sulla vita quotidiana dei residenti e sul sistema dei trasporti, evidenziando quanto l'aeroporto sia radicato nella struttura urbana e sociale della città.
Uno degli effetti immediati sarà la riduzione del rumore e del traffico veicolare in entrata e in uscita dall’aeroporto. In quartieri come Secondigliano e Capodichino, dove i voli a bassa quota scandiscono le giornate e spesso le notti, la pausa sarà percepita da molti come un sollievo temporaneo. Potrebbero diminuire le polveri sottili, l'inquinamento acustico e lo stress legato alla presenza continua di voli sopra la testa. Per chi vive a ridosso delle piste, questa chiusura potrà sembrare un regalo inatteso. Finalmente, dopo anni di espansione continua dello scalo, si potrà godere di un periodo di relativa tranquillità. Alcuni residenti vedranno le proprie abitazioni meno soggette a vibrazioni e potranno perfino apprezzare il silenzio che da decenni manca.
Ma, allo stesso tempo, bisogna considerare il rovescio della medaglia. L’aeroporto rappresenta uno dei principali poli economici della città. Migliaia di lavoratori gravitano ogni giorno intorno allo scalo: addetti al check-in, sicurezza, operatori commerciali, personale tecnico, manutentori, impiegati delle compagnie aeree, taxisti, navettisti, operatori turistici, gestori di hotel e B&B. Una chiusura di 42 giorni significa un blocco quasi totale delle attività. Sebbene molti voli saranno dirottati sull’aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi a Pontecagnano, è chiaro che la portata di quest’ultimo è inferiore e che non potrà assorbire completamente il traffico di Capodichino. Alcuni lavoratori potrebbero essere temporaneamente trasferiti, altri messi in ferie obbligatorie, in attesa che si chiariscano le modalità operative della transizione.
C’è anche da considerare l’impatto su chi da Secondigliano e dalle zone limitrofe usa l’aeroporto per lavoro, per raggiungere parenti all’estero, o per necessità mediche. Dovranno affrontare un aggravio nei tempi di percorrenza, costi maggiori, difficoltà logistiche e una rete di trasporto ancora fragile per reggere l’eventuale spostamento verso Salerno. Se non ci sarà un piano efficiente di collegamenti navetta tra Napoli e Pontecagnano, il disagio rischia di essere concreto, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Anziani, persone con mobilità ridotta, famiglie senza auto potrebbero ritrovarsi tagliati fuori da un servizio essenziale.
Eppure, a lungo termine, questa chiusura potrebbe aprire la strada a un miglioramento sostanziale della qualità del servizio aeroportuale campano. Il rifacimento della pista è un investimento sulla sicurezza, sulla capacità operativa e sulla possibilità di accogliere un numero ancora maggiore di passeggeri in futuro. I dati parlano chiaro: nel solo 2024 Capodichino ha superato i 12 milioni di viaggiatori. È quindi necessario che l’infrastruttura sia in perfette condizioni per sostenere un traffico così intenso e in crescita costante. L’intervento garantirà anche la conformità agli standard internazionali e sarà un elemento centrale nel più ampio progetto di ammodernamento dello scalo, che mira a far diventare Napoli un hub ancora più competitivo a livello europeo.
Dal punto di vista urbanistico e politico, questa fase di chiusura sarà anche un banco di prova per le amministrazioni locali. Sarà necessario accompagnare cittadini e operatori economici con informazioni chiare, trasporti alternativi efficienti e una comunicazione costante. Dovrà essere l’occasione per dimostrare che la città è in grado di affrontare cambiamenti strutturali importanti senza cadere nel caos o nella disorganizzazione. Sarà il momento per chiedersi se Napoli ha davvero un sistema aeroportuale integrato, o se l’investimento su Salerno sia solo una toppa temporanea. Sarà anche il momento per Secondigliano e dintorni di alzare la voce, come facciamo ogni giorno su questo blog, e chiedere che le ricadute di ogni progetto infrastrutturale siano condivise equamente, tra benefici e disagi.
L’aeroporto di Capodichino chiuderà per motivi tecnici, ma l'effetto sarà molto umano. Interesserà le abitudini, i redditi, i tempi e persino l’umore di chi vive qui. Non sarà una semplice pausa dai voli, ma un’occasione per riflettere sul valore delle infrastrutture e su quanto esse siano legate alla vita concreta delle persone. Continueremo a monitorare gli sviluppi, daremo spazio alle testimonianze dei lavoratori, dei residenti, dei pendolari. Cercheremo di capire insieme se questa grande opera sarà davvero un passo avanti o se lascerà, come troppe volte in passato, più domande che risposte.
Il cielo sopra Secondigliano, per un mese e mezzo, sarà più silenzioso. Ma le voci, le preoccupazioni, le speranze, continueranno a farsi sentire.