Questa è una storia che non avrebbe mai dovuto essere raccontata, ma che purtroppo fa parte della realtà che viviamo ogni giorno. Si svolge in un quartiere di Napoli, precisamente a Secondigliano, nel rione Berlingieri, all’incrocio della Chiesa Cristo Re. È una storia di disattenzione, indifferenza e crudeltà, culminata nella morte di una creatura innocente, un cagnolino, investito da un'auto che non si è fermata a prestare soccorso.
La mattina era iniziata come tante altre, tranquilla e serena, con la vita che scorreva tra le strade del quartiere. Tuttavia, qualcosa di tragico è accaduto in un attimo, sotto gli occhi di chi forse non ha avuto nemmeno il tempo di reagire. Un'auto nera, grande e potente, è passata a gran velocità per quell’incrocio, e senza la minima esitazione ha colpito un piccolo cagnolino che stava probabilmente attraversando la strada.
Era una femmina. Un piccolo essere vivente che, come tutti, meritava rispetto e amore. Eppure, chi era alla guida di quell’auto non ha sentito né il dovere di rallentare né quello di fermarsi. Non una frenata, non un cenno di compassione. Il conducente ha proseguito la sua corsa come se nulla fosse accaduto, come se quel cagnolino non fosse mai esistito. Ma la realtà è ben diversa. Il cagnolino era lì, tra le strade che ogni giorno percorriamo, e in quell’istante è stata strappata alla vita.
Chi ha assistito alla scena ha provato un misto di sgomento e rabbia. Come può una persona, consapevole di aver investito un animale, non fermarsi? Come può voltare lo sguardo e proseguire per la sua strada, ignorando completamente il dolore che ha causato? È una domanda che non trova facile risposta, perché ciò che si richiede in questi momenti è semplicemente umanità, quella stessa umanità che sembra venire meno in situazioni come questa.
Il cagnolino è morto. È un dato di fatto che lascia un senso di vuoto e tristezza. Era una femmina, un piccolo essere indifeso che non ha avuto la possibilità di difendersi, né di sfuggire al suo destino. La sua vita si è spenta troppo presto, vittima dell’indifferenza e della fretta. Forse quel conducente non voleva causare la sua morte, forse non l’ha nemmeno visto, o forse sì, ma ha scelto di ignorare l’accaduto. In ogni caso, resta il peso di una morte evitabile e la vergogna di non aver fatto nulla per impedirla.
Questa storia rappresenta purtroppo una realtà più ampia, una società che a volte sembra aver perso il senso del rispetto verso la vita, animale o umana che sia. Ogni giorno ci troviamo di fronte a episodi come questo, in cui la distrazione, l'indifferenza o la mancanza di sensibilità portano a tragedie che potrebbero essere facilmente evitate. Non è solo una questione di regole o di leggi, ma di responsabilità morale. Fermarsi dopo aver causato un incidente, anche se "solo" con un animale, è un dovere che dovrebbe essere innato in ogni persona.
È un atteggiamento deprecabile. Un senso di vergogna profonda dovrebbe pervadere chiunque si comporti in questo modo. Perché non si tratta solo di un animale, si tratta del valore che diamo alla vita stessa. Si tratta della capacità di fermarsi un attimo e di riflettere sulle nostre azioni, sulle conseguenze che esse possono avere sugli altri, anche su quelli che non possono difendersi o parlare per sé stessi.
Questo episodio, per quanto piccolo possa sembrare nel contesto delle grandi ingiustizie del mondo, ci ricorda quanto sia importante mantenere il rispetto e la compassione nel nostro agire quotidiano. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo fare del nostro meglio affinché tragedie come questa non si ripetano.
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