Tra il 27 e il 30 settembre 1943, Napoli scriveva una pagina indelebile nella storia della Resistenza italiana. Quei giorni di fine settembre furono il culmine di anni di sofferenze, oppressioni e soprusi perpetrati dalle forze nazifasciste, ma rappresentarono anche la scintilla di una ribellione popolare che avrebbe consegnato la città alla libertà, senza l’intervento diretto degli Alleati. Un’impresa straordinaria e un esempio di forza collettiva che fece di Napoli la prima grande città europea a liberarsi da sola dall'occupazione nazista.
La città partenopea si trovava in una condizione drammatica all’alba della ribellione. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le truppe tedesche, anziché ritirarsi, avevano deciso di occupare Napoli e di trasformarla in una roccaforte strategica, consapevoli della sua importanza come centro nevralgico per le operazioni militari nell’Italia meridionale. Il popolo napoletano, già duramente provato dalle privazioni della guerra e dalle violenze dei bombardamenti, subiva quotidianamente rappresaglie, arresti e saccheggi da parte delle truppe occupanti.
I tedeschi avevano inoltre pianificato la deportazione forzata di circa 30.000 napoletani verso campi di lavoro in Germania, un ordine che venne emesso il 22 settembre dal colonnello Walter Schöll, comandante delle forze occupanti. Questa imposizione inaccettabile, insieme al clima di terrore instaurato dai nazisti, fu la goccia che fece traboccare il vaso. La città si sollevò in una rivolta spontanea, senza una guida centrale, ma alimentata dalla volontà di resistere e sopravvivere. Uomini, donne, giovani e anziani, ciascuno contribuì come poteva, con armi improvvisate o semplicemente con la propria determinazione.
I primi scontri ebbero luogo al Vomero, dove gruppi di civili armati, tra cui molti ragazzi e adolescenti, si opposero alle pattuglie tedesche. Gli scontri iniziarono il 27 settembre e si diffusero rapidamente in tutta la città, coinvolgendo i quartieri di Chiaia, Materdei, la Sanità e il centro storico. Le barricate venivano erette ovunque, e la popolazione partenopea, animata da un coraggio disperato, riuscì a tenere testa a un esercito ben equipaggiato e addestrato.
Ogni vicolo, ogni strada, ogni piazza divenne teatro di combattimenti. Persone comuni si trasformarono in combattenti. Le donne svolsero un ruolo fondamentale, non solo partecipando attivamente ai combattimenti, ma anche fornendo supporto logistico, curando i feriti e portando rifornimenti ai combattenti. Anche i giovani si distinsero: molti ragazzi di appena quattordici o quindici anni si unirono alla lotta, come il leggendario Gennaro Capuozzo, che trovò la morte combattendo contro i nazisti ma il cui sacrificio divenne simbolo del valore della resistenza partenopea.
I tedeschi, sorpresi dalla determinazione della popolazione, risposero con brutalità, infliggendo pesanti rappresaglie. Tuttavia, giorno dopo giorno, i napoletani riuscivano a conquistare sempre più terreno, aiutati anche da disertori e alcuni ex soldati italiani che si unirono alla lotta. Un simbolo di questo eroismo collettivo fu Salvo D’Acquisto, il vicebrigadiere dei carabinieri che, il 23 settembre, si sacrificò per salvare ventidue ostaggi civili, accusati ingiustamente di aver sabotato un deposito di munizioni tedesco. La sua figura incarna la nobiltà di un popolo disposto a tutto pur di salvaguardare la propria dignità e libertà.
Il 30 settembre, dopo quattro giorni di feroci combattimenti, Napoli era finalmente libera. Le forze tedesche, ormai incapaci di controllare la situazione e minacciate dall'avanzata alleata che si avvicinava rapidamente da sud, furono costrette a ritirarsi. La città, ferita e provata, ma indomita, riuscì a scacciare l'invasore con le proprie forze, senza l'intervento diretto degli eserciti alleati, che entrarono a Napoli il 1° ottobre, trovando una città già liberata.
Questo straordinario episodio è passato alla storia come "Le Quattro Giornate di Napoli", un momento in cui la rabbia, la sofferenza e la disperazione si trasformarono in una forza rivoluzionaria capace di spezzare le catene della dittatura e dell'occupazione. La città di Napoli, con il suo popolo, divenne un simbolo di resistenza e libertà, un faro per tutta l’Italia e l’Europa.
L’importanza delle Quattro Giornate risiede non solo nella liberazione fisica della città, ma anche nel significato politico e morale che assunse: Napoli si era ribellata contro l’oppressione nazifascista in modo spontaneo, dimostrando che la forza di volontà di un popolo può prevalere anche di fronte a un nemico apparentemente invincibile. Questo primato è un punto d’orgoglio per la città, che ancora oggi celebra quegli eventi con il rispetto e l’ammirazione che meritano.
Nel corso degli anni, la memoria di quei giorni è stata preservata attraverso monumenti, intitolazioni di strade e piazze, oltre che in numerosi racconti, libri e film. Tra questi, è emblematico il film del 1962 "Le Quattro Giornate di Napoli" diretto da Nanni Loy, che riuscì a trasmettere la crudezza e l'eroismo di quei momenti. La memoria delle Quattro Giornate è viva anche nelle celebrazioni ufficiali che ogni anno si svolgono in città, con commemorazioni e deposizioni di corone d’alloro nei luoghi simbolo della resistenza napoletana.
Ottantun anni dopo, il ricordo delle Quattro Giornate rimane vivo come monito e insegnamento per le generazioni future. Celebrare questa ricorrenza significa non solo onorare chi ha sacrificato la propria vita per la libertà, ma anche riaffermare i valori di democrazia, antifascismo e solidarietà che hanno animato quella lotta. In un contesto globale in cui tornano ad affacciarsi pericolosi rigurgiti di estremismo e intolleranza, è fondamentale continuare a difendere i principi per cui il popolo napoletano ha combattuto con tanto coraggio.
Come ha sottolineato il sindaco Gaetano Manfredi durante le celebrazioni per l'81° anniversario, "il ricordo delle Quattro Giornate è fondamentale perché è la radice del senso democratico e antifascista della nostra città". E proprio su questo spirito antifascista, Napoli ha costruito la sua identità moderna, un’identità fatta di resistenza, resilienza e amore per la libertà.
In conclusione, Le Quattro Giornate di Napoli non sono solo un capitolo glorioso del passato, ma una lezione di vita, di forza e di umanità che continua a ispirare e a ricordare al mondo che la libertà, anche nei momenti più bui, è sempre una conquista possibile, se c'è la volontà di lottare per essa.
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