Nella calda estate napoletana, dove le giornate sono scandite dal sole cocente e il traffico caotico, il Vomero si è trasformato in un teatro di dolore e protesta. In viale Raffaello, un corteo di cittadini e attivisti ha organizzato un simbolico "funerale" per un pino abbattuto il 7 agosto scorso, portando alla luce il crescente malcontento nei confronti delle politiche ambientali della città. La manifestazione, promossa dal Comitato San Martino, ha visto la partecipazione di numerosi residenti e personalità pubbli loche, tra cui lo scrittore e attivista Maurizio de Giovanni, che ha evidenziato con forza la carenza di verde pubblico a Napoli.
Il funerale simbolico, contrassegnato da lumini e un necrologio affisso in memoria dell'albero, è stato un evento dall'atmosfera solenne ma al contempo carica di provocazione. La partecipazione massiccia, nonostante il periodo estivo, ha sottolineato quanto il tema del verde urbano sia sentito dai cittadini. De Giovanni, voce autorevole tra i manifestanti, ha denunciato la grave mancanza di spazi verdi fruibili nella città partenopea, definendola “la città meno verde d’Italia”.
Questo pino, divenuto un simbolo di una problematica più ampia, ha fatto da catalizzatore per un sentimento di insoddisfazione diffuso tra i residenti. Le critiche, dirette principalmente alla giunta comunale, non si sono limitate all’abbattimento del singolo albero, ma hanno abbracciato un discorso più ampio sulla gestione del verde pubblico. Gli slogan e le dichiarazioni dei manifestanti hanno chiaramente espresso la necessità di un cambiamento urgente nelle politiche ambientali della città.
L'amministrazione comunale ha tentato di difendere l'operato che ha portato all'abbattimento dell'albero, citando una perizia agronomica che ne attestava la pericolosità e una diffida dei vigili del fuoco. Tuttavia, queste giustificazioni non sono state sufficienti a placare l'indignazione dei cittadini. Franco Di Mauro, presidente del Comitato San Martino, ha messo in dubbio l’imparzialità della perizia, chiedendo l’intervento di un esperto neutrale per una nuova valutazione.
Le critiche al Comune non si sono fermate qui. Numerosi manifestanti hanno denunciato la presenza di marciapiedi con "fossette vuote", spazi un tempo occupati da alberi ormai rimossi e mai sostituiti. Carmine Attanasio, ex consigliere comunale, ha sollevato il problema della mancanza di manutenzione del verde pubblico, un problema che si trascina da tempo. Attanasio ha anche sottolineato come questa situazione sia in parte il risultato di una percezione culturale che vede gli alberi più come ostacoli alla visibilità che come risorse preziose per l'ambiente e il benessere dei cittadini.
Durante la manifestazione, è emerso con chiarezza un messaggio forte e univoco: i cittadini chiedono un cambiamento radicale nelle politiche ambientali della città. Maurizio de Giovanni ha esortato l'amministrazione a presentare un piano concreto per il ripristino e l’incremento del verde urbano, che includa un programma di ripiantumazione per alberi adulti compatibili con il territorio. La promessa di piantare un nuovo pino a settembre è stata accolta come un primo passo, ma i partecipanti alla protesta chiedono un impegno duraturo e concreto.
L’obiettivo della protesta non era solo quello di piangere la perdita di un albero, ma di sollecitare una riflessione più profonda sulle scelte fatte che hanno portato a questa situazione di degrado ambientale. Le richieste dei cittadini includono l'immediata ripiantumazione, entro l’autunno 2024, degli alberi in tutte le "fossette vuote" segnalate, con una particolare attenzione a quelle presenti in viale Raffaello, come segno di risarcimento morale.
La manifestazione ha sollevato questioni cruciali per il futuro del verde urbano a Napoli. La richiesta di maggiore trasparenza nelle decisioni riguardanti l’abbattimento degli alberi è diventata centrale nel dibattito. Il Comitato San Martino ha avanzato la proposta di obbligare l’esposizione di cartelli che specifichino i motivi degli abbattimenti, accompagnati dalla perizia di un agronomo del Comune di Napoli.
In una città in cui la cura e la manutenzione del verde sembrano essere carenti, l’intervento dei cittadini rappresenta un segnale di allarme che non può essere ignorato. La partecipazione attiva dei residenti, unita alla crescente consapevolezza dell'importanza del verde urbano, potrebbe essere la chiave per spingere l’amministrazione a rivedere le proprie politiche e a intraprendere azioni concrete per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente.
In conclusione, la protesta di viale Raffaello non è solo un atto di denuncia, ma un appello accorato affinché Napoli diventi una città più verde e vivibile. L'impegno dei cittadini dimostra che il cambiamento è possibile, ma richiede volontà politica e azioni immediate. Solo così sarà possibile trasformare il dolore per la perdita di un albero in un'opportunità di rinascita per l'intero tessuto urbano.
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