Negli ultimi mesi, i prezzi delle materie prime hanno subito una notevole impennata, influenzando direttamente il costo del caffè al bar, una delle abitudini più radicate nella vita quotidiana degli italiani. Secondo l'allarme lanciato da Assoutenti, il prezzo della tazzina di espresso potrebbe presto toccare i 2 euro, una prospettiva che solleva non poche preoccupazioni sia tra i consumatori che tra gli operatori del settore.
Il prezzo del caffè robusta ha raggiunto quasi i 4.600 dollari per tonnellata, segnando un incremento del 79% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questa tendenza inflazionistica, aggravata dal cambiamento climatico e da tensioni geopolitiche come gli attacchi nel canale di Suez, sta erodendo la capacità dei bar e delle caffetterie di mantenere inalterati i prezzi per i clienti. A ciò si aggiunge la difficoltà per i locali pubblici di assorbire i costi aggiuntivi senza ricorrere ad aumenti che si riflettono inevitabilmente sul consumatore finale.
Il caffè al bar non è solo una bevanda: rappresenta un rito quotidiano che unisce milioni di persone, un momento di pausa, di socializzazione e, per molti, un piccolo lusso accessibile. Secondo Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti, ogni anno in Italia si servono circa 6 miliardi di tazzine, generando un fatturato di circa 7 miliardi di euro. Tuttavia, qualsiasi aumento del prezzo rischia di trasformare questa abitudine in un lusso, con ripercussioni economiche e sociali significative.
In città come Napoli, l'aumento del prezzo potrebbe mettere in crisi la tradizione del "caffè sospeso", un gesto di solidarietà che consente di lasciare pagato un caffè per chi non può permetterselo. Questa usanza, profondamente radicata nel tessuto sociale napoletano, rischia di scomparire se il prezzo dell'espresso dovesse diventare insostenibile per molti.
Il costo crescente del caffè è legato a diversi fattori, tra cui il cambiamento climatico, che sta riducendo la produttività delle piantagioni in paesi chiave come il Brasile e il Vietnam. Piogge torrenziali e periodi di siccità stanno danneggiando le colture, mentre l'instabilità politica in aree cruciali per la distribuzione globale del caffè mette ulteriore pressione sui prezzi.
Secondo Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illycaffè, i costi di produzione sono già aumentati del 17% nel biennio 2022-2023, con un impatto parziale sui prezzi al consumatore. Tuttavia, se la tendenza attuale dovesse continuare, gli aumenti potrebbero diventare inevitabili.
Secondo le rilevazioni di Assoutenti, i prezzi del caffè variano significativamente lungo la Penisola. Mentre a Bolzano si registrano i prezzi più alti con una media di 1,38 euro a tazzina, a Napoli e Catanzaro i prezzi restano più contenuti, rispettivamente a 1,05 e 0,99 euro. Tuttavia, l'incremento percentuale più significativo negli ultimi tre anni si è verificato a Pescara, con un aumento del 28%.
Questi aumenti sono stati costanti negli ultimi anni, con il prezzo medio di una tazzina che è salito del 15% dal 2021, raggiungendo ora 1,18 euro. La prospettiva di ulteriori aumenti, fino a sfiorare i 2 euro a tazzina, potrebbe cambiare radicalmente il consumo di caffè al bar, trasformando un'abitudine diffusa in un vero e proprio lusso per molti.
L'aumento del prezzo del caffè rappresenta una sfida significativa non solo per i consumatori, ma anche per l'industria del caffè e la cultura italiana. Con il rischio che il prezzo della tazzina raggiunga i 2 euro nei prossimi mesi, è possibile che cambino le abitudini di consumo e che si perda una parte del valore sociale che il caffè al bar ha sempre rappresentato in Italia. Resta da vedere come l'industria e i consumatori reagiranno a questi cambiamenti, ma una cosa è certa: il caffè al bar non sarà più lo stesso.
Posta un commento
0Commenti