C'è stato un tempo in cui Scampia era un rifugio idilliaco, perfetto per le scampagnate estive. Il nome stesso del quartiere deriva da quel passato di campagna aperta e spazi verdi, quando i napoletani venivano qui per godersi la natura e le giornate all'aperto, lontani dal caos cittadino.
Negli anni Sessanta, Scampia era un vero e proprio polmone verde, una distesa di campi e alberi che offriva un’oasi di tranquillità agli abitanti di Napoli. Il quartiere era una meta ambita per le scampagnate, dove le famiglie si riunivano per pic-nic e giochi all’aperto, immersi in un ambiente naturale incontaminato. Questa parte della città era un luogo dove il tempo sembrava scorrere più lentamente, scandito dal ritmo delle stagioni e dalle feste rurali che celebravano il raccolto.
Verso la fine degli anni Sessanta, l’amministrazione comunale di Napoli individuò in Scampia il luogo ideale per un grande progetto urbanistico. L’obiettivo era ambizioso: creare una nuova zona residenziale che decongestionasse il centro cittadino, rispondendo alla crescente domanda di alloggi generata dal boom demografico. I vasti spazi verdi e la vicinanza alla città rendevano Scampia un’opportunità perfetta per un’espansione ordinata e moderna.
Tuttavia, il sogno di una Scampia modello si infranse tragicamente nel 1980, quando un devastante terremoto colpì l’Irpinia e le aree circostanti. Migliaia di persone rimasero senza casa e, in preda alla disperazione, si riversarono a Scampia in cerca di un rifugio. Gli edifici ancora in costruzione vennero occupati abusivamente, e le strutture, già progettate in modo inadeguato, vennero completate in fretta e furia, senza tenere conto delle necessità degli abitanti. Il risultato fu una cementificazione selvaggia e caotica, che trasformò il quartiere in un gigantesco ecomostro.
Oggi, quando si parla di Scampia, pochi ricordano quel passato di verde e serenità. La narrazione tossica post-Vele ha oscurato le radici di questo territorio, facendo credere a molti che Scampia sia nata con la legge 167 del 1962 e con il controverso progetto delle Vele di Franz Di Salvo. Ma Scampia ha una storia molto più antica e ricca, legata alla sua terra e alle sue tradizioni rurali.
Nel cuore di Scampia, ancora oggi, si possono trovare tracce di quel passato glorioso. La villa urbana lungo viale della Resistenza, ad esempio, è una piccola oasi di verde che ospita una sorprendente varietà di specie botaniche e volatili, un ricordo vivente di quando Scampia era il "mare verde" di Piscinola.
Se i frutti di Scampia sono stati amari, forse è giunto il momento di annaffiare le radici, di riscoprire e valorizzare la storia dimenticata di questo quartiere. Un museo, un centro culturale o una serie di iniziative locali potrebbero raccontare queste storie, insegnarle e trasmetterle alle nuove generazioni, cominciando da chi abita, è nato e cresciuto in questa terra.
Riscoprire le radici di Scampia non significa solo guardare al passato, ma anche costruire un futuro diverso, in cui il quartiere possa tornare a essere un luogo di vita e di speranza, dove i bambini possano giocare in sicurezza, le famiglie possano vivere dignitosamente e la bellezza naturale possa nuovamente fiorire.
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