Il sistema sanitario napoletano si prepara a un’importante svolta con il possibile rientro in servizio di tredici medici in pensione, richiamati per sopperire alla carenza di personale nei pronto soccorso della città. L’iniziativa, voluta dall’ASL Napoli 1 e guidata dal direttore generale Ciro Verdoliva, rappresenta una strategia chiave per colmare i vuoti d’organico senza dover ricorrere ai cosiddetti “gettonisti”, ovvero medici a chiamata con costi spesso elevati per il sistema sanitario pubblico. Oggi segna il primo passo concreto del piano con l’avvio delle visite mediche di idoneità per i professionisti coinvolti.
Il fulcro dell’operazione è la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, chiuso durante l’emergenza Covid e da allora mai più riattivato. Il presidio è di fondamentale importanza per la città, poiché serve le zone densamente popolate di Secondigliano, Miano e Casoria, quartieri in cui l’accesso ai servizi di emergenza è attualmente limitato. La mancanza di medici e il fallimento di precedenti bandi di reclutamento avevano impedito fino a oggi la riattivazione della struttura.
L’ASL Napoli 1 ha quindi deciso di puntare su professionisti esperti che, pur essendo in pensione, hanno ancora la volontà e la capacità di prestare servizio nei reparti di emergenza. Tra loro anche Giuseppe Noschese, ex medico del Cardarelli, che ha dichiarato: “Quando il direttore Verdoliva mi ha chiamato, non ho avuto dubbi. Mi sono subito reso disponibile per aiutare nella riapertura del San Giovanni Bosco. Non siamo supereroi, ma professionisti che hanno dedicato la vita alla sanità pubblica e al settore delle emergenze.”
La selezione dei tredici medici avverrà attraverso un iter articolato che comprende esami clinici e valutazioni fisiche per accertare l’idoneità al servizio. Il processo, distribuito su più giorni, determinerà quanti di loro potranno effettivamente tornare in corsia. Se tutti supereranno i test, la priorità sarà destinata alla riapertura del pronto soccorso del San Giovanni Bosco, ma in caso di numeri insufficienti, i medici verranno distribuiti tra altri ospedali napoletani in emergenza di personale, tra cui il San Paolo, l’Ospedale del Mare e il Pellegrini.
Anche in caso di esito positivo, sarà necessario attendere ancora qualche settimana prima che i medici possano tornare operativi: oltre alle visite mediche, servirà la firma dei contratti e l’organizzazione dei turni. Solo a quel punto sarà possibile procedere con la riattivazione del pronto soccorso e la redistribuzione del personale nei presidi ospedalieri più in difficoltà.
Il progetto dell’ASL Napoli 1 rappresenta un esperimento innovativo nel panorama sanitario nazionale. Il problema della carenza di medici nei pronto soccorso è un’emergenza diffusa in molte regioni italiane e il modello napoletano potrebbe diventare un riferimento per altre città. Il richiamo in servizio di medici esperti consente di garantire competenza e continuità nei reparti di emergenza, evitando al contempo le criticità legate ai gettonisti, spesso considerati una soluzione tampone non sostenibile a lungo termine.
La decisione di riaprire il pronto soccorso del San Giovanni Bosco nasce dalla consapevolezza che la chiusura di strutture sanitarie strategiche comporta gravi disagi per la popolazione. Secondigliano, Miano e Casoria sono quartieri ad alta densità abitativa, in cui la distanza dal presidio ospedaliero più vicino può fare la differenza tra la vita e la morte in situazioni di emergenza. Ridurre i tempi di intervento è essenziale per garantire un’assistenza sanitaria efficace e accessibile a tutti i cittadini.
Il direttore dell’ASL Napoli 1, Ciro Verdoliva, ha espresso soddisfazione per la risposta dei medici pensionati alla chiamata del sistema sanitario: “Mi fa piacere che si siano offerti, dimostrando un forte senso di responsabilità. La loro esperienza sarà preziosa per il ritorno alla normalità nei nostri ospedali.”
Ora l’attenzione è tutta sui risultati delle visite mediche e sulla successiva organizzazione del personale. Se il numero di medici idonei sarà sufficiente, il San Giovanni Bosco potrà riaprire le sue porte dopo anni di chiusura, offrendo un servizio essenziale per migliaia di cittadini. In caso contrario, la priorità sarà rafforzare gli altri pronto soccorso cittadini, evitando che il sistema collassi sotto la pressione della continua emergenza.
Con questo piano, Napoli prova a rispondere in modo concreto a una delle più gravi problematiche del settore sanitario. Il ritorno in corsia dei medici pensionati potrebbe rappresentare una soluzione temporanea, ma efficace, in attesa di nuovi bandi e di un piano strutturato per garantire un futuro più solido alla sanità pubblica.
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