Il pomeriggio di ieri, lunedì 25 novembre, è stato caratterizzato da una sequenza sismica che ha interessato la provincia di Napoli, coinvolgendo due aree altamente sensibili dal punto di vista vulcanologico e geologico: il Vesuvio e i Campi Flegrei. Due scosse, ravvicinate per tempo e localizzazione, hanno scosso il territorio, attirando l’attenzione di esperti e cittadini.
La prima scossa è stata registrata alle ore 18:20 nel comune di Ottaviano, sul versante del Vesuvio. Con una magnitudo di 2.6 sulla scala Richter, è stata percepita in diversi comuni limitrofi, destando preoccupazione, sebbene non si siano verificati danni a cose o persone. Dodici minuti più tardi, alle ore 18:32, i sismografi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) hanno registrato una seconda scossa nei Campi Flegrei, con epicentro a Pozzuoli, in prossimità di via Campana. Questa scossa, di magnitudo 2.2 e localizzata a 3 chilometri di profondità, è stata percepita anche nell’area ovest della città di Napoli.
Non è stata l’unica attività sismica della giornata: già in mattinata, alle ore 11:30, una scossa di magnitudo 1.5 aveva interessato i Campi Flegrei, contribuendo a una sensazione di incertezza tra la popolazione locale. Sebbene la magnitudo sia stata contenuta, la frequenza degli eventi sismici nella zona flegrea continua a sollevare interrogativi, vista la natura vulcanica del territorio e il fenomeno del bradisismo che caratterizza l’area.
Le scosse pomeridiane sono state avvertite con maggiore intensità, soprattutto nei comuni prossimi agli epicentri. A Ottaviano, nei pressi del Vesuvio, e a Pozzuoli, i cittadini hanno segnalato vibrazioni e rumori sordi, tipici dei fenomeni sismici. Tuttavia, non si segnalano danni strutturali o incidenti significativi. Gli esperti sottolineano che scosse di questa entità rientrano nella normale attività geologica di queste aree, ma l’accavallarsi degli eventi in un arco temporale ristretto ha inevitabilmente attirato l’attenzione.
Il Vesuvio e i Campi Flegrei rappresentano due dei complessi vulcanici più monitorati al mondo, con una rete di sismografi e sensori dedicati a captare ogni variazione significativa. Il Vesuvio, noto per la sua eruzione catastrofica nel 79 d.C., è considerato un vulcano attivo ma quiescente, mentre i Campi Flegrei, con la loro vasta caldera, sono soggetti a fenomeni di sollevamento e abbassamento del terreno, noti come bradisismo, che indicano il movimento di magma in profondità.
Gli scienziati dell’Ingv invitano a mantenere la calma, rassicurando la popolazione sul fatto che al momento non ci sono segnali di un’imminente eruzione o di un’evoluzione preoccupante degli eventi. Tuttavia, rimane fondamentale continuare a monitorare l’area con attenzione. La prevenzione e la consapevolezza dei rischi sono essenziali per affrontare con efficacia eventuali situazioni di emergenza.
Nel frattempo, i residenti delle zone interessate hanno condiviso sui social media testimonianze e impressioni. Molti segnalano una crescente preoccupazione per la possibilità di un aumento dell’attività sismica, mentre altri sottolineano l’importanza di avere un piano di evacuazione aggiornato e una maggiore informazione sui rischi legati alla convivenza con i vulcani.
Gli esperti ribadiscono che vivere in un’area vulcanica implica una certa dose di rischio, ma la conoscenza scientifica e i progressi nel monitoraggio offrono oggi strumenti indispensabili per mitigare eventuali pericoli. Il Vesuvio e i Campi Flegrei, pur rappresentando una minaccia potenziale, sono anche simboli del patrimonio naturale e culturale dell’area napoletana, ricordando costantemente la complessa bellezza di un territorio sospeso tra natura e storia.
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