Nella calura della città d’agosto, Napoli rivela un volto inaspettato e sorprendente. Mentre la maggior parte delle strade sembra deserta, e il traffico scorre in maniera fluida, un tratto di via Miano si anima improvvisamente. Una curva, una via, un microcosmo: è qui, lungo la strada affollata da decine di auto parcheggiate, che si raduna un piccolo esercito di napoletani in cerca di un’oasi di frescura. Non si tratta di un evento sportivo o di un concerto, ma di qualcosa di più semplice, eppure profondamente radicato nella cultura popolare: siamo a Bellaria, "la via più fresca di Napoli", come la definiscono all’unisono le centinaia di persone che si affollano lungo questo tratto incastonato tra il vallone di San Rocco e il Bosco di Capodimonte.
A prima vista, potrebbe sembrare un qualsiasi luogo di passaggio, ma Bellaria è molto di più. Questo angolo nascosto della città è stato riscoperto dai napoletani come rifugio serale nelle torride notti estive. Qui, il vento sembra ricordarsi di passare, accarezzando dolcemente le facce accaldate e offrendo un sollievo che nei rioni della città sembra impossibile trovare. «Nei rioni non si respira - racconta Stefania, 23 anni - non si alza ‘nu ciato ‘e viento, perciò di sera ce ne veniamo qua, d’estate, quando fa troppo caldo. Si sta bene e non ci allontaniamo troppo da casa. Poi si spende poco».
In effetti, Bellaria è un incrocio singolare tra due celebri luoghi della socialità napoletana: San Martino e via Aniello Falcone. Tuttavia, a differenza di questi due luoghi iconici, Bellaria si trova più in basso, a due passi da Miano e dalla periferia nord di Napoli, e offre una frescura che sembra sfidare le leggi della meteorologia. È un segreto ben custodito dai locali, che qui si attrezzano con sedie a sdraio portate da casa e acquistano birre, panini o spighe dagli ambulanti che si affacciano sui marciapiedi. Il tutto a prezzi popolari, a testimonianza di una tradizione che, grazie al passaparola e ai social, è tornata in voga nel 2024.
Bellaria, così chiamata per la frescura che arriva dal vicino Bosco di Capodimonte, non è solo un luogo di ritrovo, ma un punto di intersezione tra storia e leggenda. Se oggi questo tratto di via Miano è una strada sconnessa e poco frequentata, un tempo era un vivace ponte tra Napoli e il Casale di Miano, grazie alla costruzione del Ponte di Bellaria. Edificato a metà del XIX secolo durante il regno di Ferdinando II, il ponte rappresentava un importante collegamento tra il centro cittadino e la periferia nord dell'agro napoletano. La sua presenza favorì l’insediamento di famiglie nobili e alto-borghesi, attratte dalla salubrità dell’aria e dalla vicinanza alla Reggia di Capodimonte.
La Porta di Bellaria, nota anche come Porta Miano, fungeva da ingresso al Bosco di Capodimonte, rendendolo accessibile anche nelle zone più impervie. Questo non era solo un traguardo urbanistico, ma anche un simbolo di integrazione, poiché facilitò i rapporti tra la città di Napoli e i piccoli paesi limitrofi, culminando nell’annessione ufficiale del Casale di Miano alla città nel 1927.
Oggi, Bellaria è un luogo di anarchia ordinata. Giovani, adulti, anziani, famiglie, coppiette e comitive di amici si appoggiano ai muretti e si immergono in questa fresca oasi urbana. Gli ambulanti, con le loro birre mantenute fresche in secchi di plastica pieni di ghiaccio, sono parte integrante di questo piccolo ecosistema serale. L'atmosfera è rilassata, e la folla si autogestisce con naturalezza. «Un po’ di anarchia c’è - ammette Antonio, un insegnante di liceo della zona - ma tutto sommato si sta bene e questa auto-organizzazione non fa male a nessuno».
Per molti napoletani, soprattutto quelli che non possono o non vogliono lasciare la città durante l’estate, Bellaria rappresenta una valida alternativa alle mete turistiche più affollate e costose. È un luogo che risponde a un bisogno fondamentale: quello di stare insieme, di condividere una serata in compagnia senza allontanarsi troppo da casa e senza spendere cifre esorbitanti.
Bellaria è dunque molto più di una semplice strada. È un rifugio popolare che, come un filo invisibile, unisce il presente al passato. Un luogo dove la storia di Napoli si intreccia con le storie quotidiane dei suoi abitanti, creando una tradizione che resiste al tempo. In un’epoca di globalizzazione e turismo di massa, Bellaria riscopre e custodisce il valore della comunità locale, offrendo ai napoletani un angolo di frescura dove poter sfuggire al caldo opprimente dell’estate, anche solo per una notte. E in una città come Napoli, dove il caldo sembra essere diventato un nemico sempre più agguerrito, luoghi come Bellaria sono più preziosi che mai.
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