Nelle ultime ore, un nuovo capitolo si è aggiunto alla lunga storia di criminalità legata al clan Mallardo, una delle organizzazioni camorristiche più potenti dell'area napoletana. I carabinieri di Giugliano in Campania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro individui già noti alle forze dell'ordine per precedenti legati alla malavita organizzata. Si tratta di Giovanni Di Cicco, alias "Giannuzzello 'o mericano", Sabatino Cimmino, conosciuto come "Tinuccio", Vincenzo Strino, soprannominato "Enzo 'o toro", e Antonio Russo, detto "'a pecora". Le accuse che pendono su di loro riguardano i reati di estorsione aggravata e associazione a delinquere di stampo mafioso, reati strettamente legati alla loro appartenenza al clan Mallardo, che da decenni imperversa sul territorio campano, in particolare nell'area di Giugliano e dintorni.
Questa operazione rappresenta la seconda "spallata" in poche ore contro il clan Mallardo, che si trova ormai sotto una pressione crescente da parte delle forze dell'ordine. Solo pochi giorni fa, altri due affiliati al clan, Arturo Scala e Vittorio Borzacchelli, erano stati arrestati con l'accusa di tentata estorsione. La Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini, ha quindi messo in atto un'altra azione incisiva per colpire il cuore dell'organizzazione, individuando e fermando quattro figure di spicco, considerate veri e propri "colonnelli" del clan.
La vicenda che ha portato all’arresto di Giovanni Di Cicco e Vincenzo Strino si inserisce nel contesto più ampio del racket delle estorsioni, una delle principali attività economiche delle organizzazioni camorristiche. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due avrebbero avuto il compito di individuare e sottoporre a estorsione i cantieri edili presenti nell’area di Giugliano. Con la forza dell'intimidazione e il ricatto, Di Cicco e Strino avrebbero imposto ai proprietari di questi cantieri il pagamento di somme di denaro non specificate, il tutto sotto la supervisione di Stefano Cecere, un altro noto esponente della criminalità organizzata, che però non risulta indagato in questa specifica operazione.
Il modus operandi del gruppo era sempre lo stesso. Sabatino Cimmino e Antonio Russo, entrambi già noti alle forze dell’ordine e, nel caso di Russo, già detenuto, si presentavano presso i cantieri con atteggiamenti minacciosi, intimando agli operai di interrompere immediatamente i lavori e di riferire al titolare che, se volevano continuare a lavorare in tranquillità, avrebbero dovuto "rivolgersi agli amici di Varcaturo". In questo modo, facevano comprendere chiaramente che, per poter proseguire i lavori senza problemi, era necessario pagare un "pizzo", una tangente che permetteva agli imprenditori di evitare ulteriori pressioni o, peggio ancora, danneggiamenti alle loro attività.
Uno degli episodi chiave si è verificato nel 2018, quando Cimmino e Russo si presentarono in un cantiere a Varcaturo e, con tono minaccioso, ordinarono agli operai di interrompere immediatamente i lavori e riferire al titolare che doveva "rivolgersi agli amici di Varcaturo" per poter proseguire. Simili intimidazioni si verificarono anche in un altro cantiere, situato nella zona di Lago Patria. Anche in quel caso, i due camorristi fecero leva sull’intimidazione, affermando di essere stati inviati dai "compagni di Giugliano" e che il titolare sapeva già cosa fare per evitare guai. In entrambi i casi, pur non essendosi consumata l’estorsione vera e propria, gli atti intimidatori compiuti dai due affiliati erano chiaramente finalizzati a ottenere un ingiusto profitto, aggravato dall'uso di metodi mafiosi per agevolare il clan.
Queste dinamiche, tipiche delle organizzazioni camorristiche, mostrano quanto sia ancora radicata l’influenza della malavita organizzata in settori cruciali come quello edilizio. Le estorsioni, infatti, non rappresentano solo una fonte di guadagno illecito, ma costituiscono anche un potente strumento di controllo del territorio. Il clan Mallardo, così come altre organizzazioni della stessa portata, esercita un controllo capillare su gran parte delle attività economiche del territorio, imponendo tangenti e imponendo i propri uomini per la fornitura di beni e servizi, il tutto al fine di mantenere il proprio potere e la propria influenza.
L’arresto dei quattro 'colonnelli' del clan Mallardo è avvenuto grazie alla collaborazione tra diverse forze dell’ordine e la magistratura. Il provvedimento restrittivo, firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, è stato emesso su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha seguito passo dopo passo le indagini. Le accuse formulate sono gravissime: associazione a delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Inoltre, le accuse si basano su una serie di prove raccolte grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno permesso di ricostruire con precisione il modus operandi degli indagati e il loro coinvolgimento nelle attività estorsive.
Giovanni Di Cicco, Sabatino Cimmino, Vincenzo Strino e Antonio Russo saranno presto chiamati a rispondere delle loro azioni davanti al tribunale. Sono difesi da un collegio di avvocati composto da Luigi Poziello, Antonio Giuliano Russo, Celestino Gentile e Marcello Severino. Il processo sarà certamente complesso e lungo, ma rappresenta un passo importante nella lotta contro la criminalità organizzata che affligge da anni la Campania. Anche se l'ordinanza emessa nei loro confronti rappresenta un duro colpo per il clan Mallardo, la storia insegna che organizzazioni come questa sono capaci di riorganizzarsi rapidamente, mettendo nuovi uomini a capo delle operazioni e continuando a svolgere le proprie attività illecite. Tuttavia, ogni arresto, ogni colpo inflitto al clan, contribuisce a indebolire la rete criminale che per troppo tempo ha soffocato l'economia legale e la vita civile del territorio.
L'operazione che ha portato all'arresto di Di Cicco, Cimmino, Strino e Russo non è certo l'ultima azione che vedremo contro il clan Mallardo. Negli ultimi anni, le forze dell'ordine hanno intensificato le attività investigative e repressive contro la camorra, ottenendo risultati importanti. Ma la strada è ancora lunga. Solo con una costante e decisa presenza dello Stato, attraverso azioni giudiziarie, ma anche attraverso politiche di sviluppo economico e sociale, sarà possibile liberare definitivamente il territorio dalla morsa soffocante della camorra.
La situazione rimane comunque delicata, e il futuro del clan Mallardo sarà inevitabilmente segnato dagli esiti di questa e delle altre operazioni che, nei prossimi mesi, continueranno a colpire i vertici dell'organizzazione. L'attenzione è alta, e la speranza è che queste azioni portino a una riduzione significativa del potere mafioso, aprendo la strada a una rinascita sociale ed economica per l'intero territorio di Giugliano in Campania e dintorni.
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